Gli istituti bancari stanno attuando politiche monetarie sempre più restrittive. Il risultato? Impennata dei tassi di interesse.
In prospettiva, questo contesto è favorevole a tutte le operazioni alternative, anche digitali, che hanno “rendimenti sulle scadenze corte” nelle quali trovano sollievo le Pmi strozzate dalle manovre della BCE. Di conseguenza tutti i prodotti ma soprattutto quelli che strizzano l’occhio ai bond potranno trovare nuova vita perché il terreno sarà, è lo è già, più fertile per la finanza alternativa che ora può rispondere in modo capillare alle esigenze dei vari attori. Ora le Pmi possono godere di una crescita accelerata ma allo stesso tempo devono imparare velocemente a dialogare con attori finanziari differenti e a orientarsi tra le varie strategie. Se le banche centrali continueranno nell’aggressivo rialzo dei tassi a causa dell’inflazione, i mercati andranno in sofferenza ma bisogna ricordare che normalmente riescono sempre ad anticipare di un paio di mosse lo scenario che si presenterà, dunque “calma e sangue freddo”, anche per la variante di gas e luce.
Attualmente il mercato in questo settore è sempre più volatile a scapito delle famiglie e sta soffrendo in termini di liquidità soprattutto per gli operatori più piccoli, sfiancati dai tempi di pagamento immediato dell’approvvigionamento di commodity, che non sta al passo con l’incasso del cliente. Il settore del fintech al contrario non soffre la crisi: parrebbe infatti che al momento non ci siano reali segnali di inversione tendenza e le previsioni fanno ben sperare anche per il prossimo futuro, una controtendenza rispetto all’andamento generale. La curva positiva riguarda in verità tutto il settore di innovazione tecnologica, più nello specifico quella rivolta all’ambito regolatorio, come il welltech e le società che si occupano di blockchain. Per quanto riguarda le imprese, la loro reazione alla pandemia è stata migliore delle aspettative: il pessimismo generale sull’economia nazionale è stato spazzato via dai risultati, nel 2021 addirittura superiore del 10% al livello di partenza. Il numero di occupati, nonostante le aspettative, è rimasto invariato in ogni impresa grazie ai corposi ammortizzatori sociali messi in campo.
Questo si rispecchia anche nella situazione patrimoniale e finanziaria, con l’indice di liquidità delle imprese più alto di sempre nel 2021: dato che non fa che confermare il sovradimensionamento iniziale di liquidità volta a contrastare la pandemia. Ma attenzione ai pericoli, sempre dietro l’angolo: per le imprese questo vale anche per il settore finanziario, dove soprattutto gli attacchi hacker sono all’ordine del giorno, o quasi. I rischi informatici sono spesso la causa di pesanti perdite per le aziende ma la stragrande maggioranza di Cfo considera la propria impresa capace di fronteggiarli, ponendo esagerata fiducia nella propria sicurezza informatica.
Quasi la metà degli imprenditori in Africa, Europa e Medio Oriente ha subito un attacco informatico negli ultimi 18 mesi e questo perché la cultura aziendale ancora non prevede un’assicurazione informatica, rendendo di fatto la minaccia molto più significativa anche a livello di volumi di denaro, con perdite che partono da 5 milioni di dollari. Le imprese italiane si stanno attrezzando: nonostante attualmente siano molto poche quelle adeguatamente protette da cybersecurity, lo scenario sta velocemente evolvendo, complice la pandemia e l’attuale situazione geopolitica. Ora la segmentazione si sta ampliando, con possibilità studiate ad hoc per grandi o piccole aziende, anche se fondamentale resta l’investimento in risorse interne.
Se da un lato è obbligatorio accelerare sulla sicurezza interna, dall’altro bisogna guardare anche al lato green: difatti la crescita sostenibile delle imprese è entrata nell’agenda 2023 e da gennaio le società dovranno comunicare il proprio contributo green secondo un rigido regolamento europeo. L’obiettivo è portare investimenti sostenibili nei portafogli degli investitori, i quali verranno premiati con maggiore sicurezza sui parametri green in cui investiranno, che non saranno più solo apparenti ma fattivi. Ad oggi il processo si prospetta piuttosto complicato per gli investitori e per le società perché fintanto che non sarà raggiunto un livello uniforme di adeguamento alla normativa dovranno analizzare scrupolosamente gli investimenti di interesse per capire quali si confanno al nuovo regolamento.
Le informazioni, per ora, restano poche ed è importante affidarsi a dei database ad elevata copertura rappresentativi del grado di allineamento delle società in modo da comprendere più facilmente l’impatto ambientale e sociale di ciascun investimento. Un altro grande impatto da non sottovalutare è quello dello sviluppo tecnologico: nel prossimo futuro la figura degli advisor finanziari è a rischio? Se n’è discusso all’Efpa Italia Meeting, che ha avuto come focus la tecnologia nell’attività finanziaria. Il periodo attuale di grandi cambiamenti e incertezze ha portato anche il settore finanziario a ricalibrarsi sulle necessità del momento, affrontando nuove sfide, anche strutturali. Non è più una novità ormai l’idea di inserire dei consulenti robot, capaci di monitorare il mercato e leggere i fattori di rischio 24 ore al giorno, ogni giorno.
Ma anche gli algoritmi creano qualche quesito: modificheranno l’attività di consulenza? Ad oggi la tecnologia può apportare benefici significativi al mondo finanziario senza per forza stravolgerlo, perché al centro continuerà ad esserci la persona, con le sue competenze. L’intuizione umana resta un elemento (ad ora) invincibile da qualsiasi altra realtà, ma per rimanere in prima posizione è necessario cavalcare il cambiamento sfruttandolo sia in termini di aggiornamento professionale sia con l’accettazione di innovazioni tecnologiche (come la realtà virtuale) da subordinare all’attività umana, che rendano quest’ultima attenta al cliente a 360 gradi.